Orientarsi tra orientatore e tutor. Il caso dell’I.I.S. “Santoni” di Pisa

di Orsetta Innocenti, La letteratura e noi

 

Lo scorso 20 giugno 2023, durante l’ultimo collegio dell’a.s. 2022/23, i docenti dell’I.I.S. “Santoni” di Pisa (un istituto di istruzione superiore che comprende al suo interno in tutto 6 indirizzi tra alcune articolazioni del tecnico tecnologico, un indirizzo professionale e un indirizzo di istruzione e formazione professionale in sussidiarietà con la regione Toscana) hanno approvato a larga maggioranza (il risultato è presente nel comunicato della RSU riportato sotto), dopo averne chiesto l’inserimento all’odg con la raccolta di almeno ⅓ delle firme, una mozione fortemente contraria alla nuova “attività di orientamento istituzionalizzata” così come scaturisce dalle Linee Guida del DL. 328/2022 (che è quello da cui segue tutto il resto) e, di conseguenza, alla nuova figura di orientatore e tutor.

Le ragioni di questa contrarietà si collegano a riflessioni che sono state portate avanti, proprio qui sulla Letteratura e noi, da Stefano Rossetti, Daniele Lo Vetere e Luca Malgioglio e Alessandro Zammarelli. In questo, il comunicato unanime della RSU del Santoni, che qui mi pare importante proporre all’attenzione comune, riprende le fila di ragionamenti che hanno intessuto le argomentazioni dibattute tanto all’interno della nostra scuola, quanto in quella che si è respirata negli interventi a tema pubblicati finora.

Molte cose sono state dette, in questi mesi, nel merito di questa nuova figura, un po’ meno sull’introduzione delle 30 ore, che è invece a mio avviso il cuore pericoloso di quella che è a tutti gli effetti, per quanto modesta, una vera e propria riforma ordinamentale. Su questa divisione (le nuove figure da un lato, le ore di “orientamento” come nuova materia in larga parte curricolare, dal’alto) credo che sarà necessario tornare con approfondimenti mirati, e presto.

In questa sede vorrei solo sottolineare alcuni elementi a mio avviso interessanti che possono rendere il caso del Santoni paradigmatico per alcuni aspetti di riflessione.

In primo luogo, il fatto che di queste cose bisogna parlare, e bene, all’interno degli organi collegiali. E questo non solo perché lo dice la Nota 958/2023, cioè quella applicativa del DM 63/2023 e del già menzionato DL 328/2022: “nel rispetto delle prerogative degli organi collegiali” (e dunque Collegio dei docenti, Consiglio di Istituto e Consigli di classe, ciascuno secondo il ruolo che gli attribuisce il Testo Unico, il Dlgs 297/1994). Ma perché questo parlarne aiuta a stabilire, per tutti (nel nostro caso: i/le docenti che si erano candidati/e per fare la formazione, le RSU, il preside – i membri di tutti i singoli consigli di classe) la cornice di senso e di progettualità didattica all’interno della quale avverrà poi la messa in opera della ‘riforma’.

In questo, non esito ad ammettere che, pur al limite del tempo utile, la scelta collegiale sollevata il 20 giugno scorso al Santoni ha avuto il difetto di essere quasi (ma quel “quasi” è importante, ci torno a breve) fuori tempo massimo: perché sarebbe stato opportuno che nella nostra scuola, così come in molte altre scuole della Repubblica, di questo si fosse discusso subito, a Linee Guida appena uscite (che sono quelle che scandiscono la parte ordinamentale della riforma, e il suo impatto didattico sui Consigli di classe), nei collegi di inizio 2023, separando la questione ordinamentale e didattica da quella sindacale degli incarichi aggiuntivi legati alle nuove figure. Questo avrebbe aiutato le scuole stesse, e gli aspiranti tutor e orientatore in pectore, a comprendere con maggiore specificità la natura non progettuale ma esecutivo-procedurale della mansione per cui ci si andava a candidare prima e non dopo l’uscita del DM 63/2023, in modo che anche la scelta o meno di proporsi – nell’assoluta nebulosità con cui è stato presentato un corso di formazione che si è rivelato fin dalla sua modulazione con ogni evidenza insufficiente – potesse essere condotta con il massimo valore possibile dell’einaudiano “conoscere per deliberare”.

In ogni caso, avere approvato una delibera entro il termine dell’a.s. 2022/23 ha garantito a quelle scuole che lo hanno fatto una forma elementare di trasparenza democratica: quella di dare comunque ai/alle docenti che si erano candidati la possibilità di procedere allo svolgimento della formazione (20 ore asincrone ed estive, poi variamente procrastinate) con consapevolezza, avendo cioè ben presente il contesto didattico maggioritario all’interno del quale si sarebbe svolta, come al Santoni, la loro opera di accompagnamento alla gestione della riforma.

E’ all’interno di questa prima cornice di senso che si possono poi articolare, ciascuno per quanto di propria competenza, e nella propria autonomia, le successive azioni in merito, così come previsto, degli altri organi collegiali coinvolti: Consiglio di Istituto e Consigli di classe (penso qui soprattutto al ruolo dei Consigli di classe).

In questo senso, come ben chiarito nel loro stesso comunicato, la decisione unanime della RSU del Santoni di non sottoscrivere l’accordo si è configurata come un passo necessario per dare corpo di azione, nella parte di propria competenza, a quella stessa delibera, andando a esplicitare che, in certi casi, per farsi garanti di una autentica democrazia di rappresentanza, la scelta di ‘abbandonare un tavolo’ può rivelarsi la più adatta. Nello specifico, infatti, la possibilità di esercitare comunque, per gli aspiranti orientatore e tutor, il proprio diritto (che è – per quanto poco, o nulla, possa piacere la nuova figura – etimologicamente “insindacabile”) a un incarico e una retribuzione aggiuntiva, trova la propria applicazione dall’”atto unilaterale” con il quale il dirigente scolastico, in assenza di accordo con la delegazione trattante, garantisce in ogni caso la funzionalità amministrativa. Nello stesso tempo, la delibera motivata della maggioranza di una comunità educante viene garantita e tutelata attraverso un dialogo fruttuoso tra organi collegiali e istituti di rappresentanza dei lavoratori, ciascuno nel rispetto delle proprie prerogative democratiche (tecniche o elettive).

Comunicato all’unanimità delle RSU dell’I.I.S. “Santoni” – Pisa

Le RSU (nelle sue componenti: Cobas Scuola, FLC-CGIL, Gilda degli insegnanti) dell’I.I.S. “Santoni” di Pisa, regolarmente convocate il giorno 18/10/2023 alle ore 14:30, per la “Proposta di accordo relativo a tutor e orientatori” di cui al D.M. 63/2023,  non hanno sottoscritto l’accordo stesso con le seguenti motivazioni.

Questa RSU ritiene inaccettabile qualsiasi accordo sul tema tutor e orientatori, per gravi motivi di metodo e di merito.

SUL METODO

La contrattazione di istituto su questo tema è stata decisa da un atto unilaterale dell’amministrazione (il DM 63/2023) e non dal CCNL del comparto, e non è ammissibile che nelle relazioni sindacali si introducano obblighi e adempimenti di tipo pattizio per decisione unilaterale di una delle parti.

Inoltre, in data 20/06/2023 il Collegio Docenti si è espresso negativamente (con  90 voti favorevoli, 5 contrari e 32 astenuti) nei confronti dell’introduzione delle figure di orientatore e tutor e quindi la volontà di non cooperare. La scelta di questa RSU si è fatta garante della delibera stessa.

NEL MERITO

Il Ministero sembra avere ignorato le figure già esistenti nella scuola dell’autonomia, come per esempio il ruolo dei coordinatori/tutor (di classe, di dipartimento, referente di laboratorio, di PCTO ecc.), di cui tuttora non esiste alcun riconoscimento giuridico.

A tutto l’esistente si giustappone una nuova figura, che si pretende di formare con la modalità che sappiamo bene essere la meno efficace (a distanza e in asincrono), con un esiguo numero di ore (20), a cui si pretenderebbe di attribuire, oltre a compensi che vanno ben oltre la media di quelli aggiuntivi per le attività sopra richiamate, ulteriori benefici nelle graduatorie interne di istituto.

Oltre tutto con la creazione dell’E-Portfolio si va a individuare un dispositivo pleonastico rispetto al già esistente Curriculum dello Studente con un grande dispendio di energie e di risorse economiche a livello gestionale e amministrativo.

Questo rappresenta l’ennesima burocratizzazione della figura del docente, allontanandolo sempre di più dalla propria specifica funzione professionale didattica.

Per i motivi suesposti la RSU dell’I.I.S. “Santoni” di Pisa non ritiene che sussistano le condizioni minime per potersi sedere a un tavolo di trattative. 

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