Perché per me gli psicologi, soprattutto quelli diocesani, dovrebbero stare fuori dalla scuola

di Alex Corlazzoli, Il Fatto Quotidiano

A scuola non abbiamo bisogno di psicologi ma di pedagogisti oltre che di presidi, maestri e professori che ne sappiano di psicologia. Non solo. Nelle nostre aule entrano spesso a fare progetti di educazione sessuale psicologi dei consultori diocesani che hanno il divieto di parlare di aborto (che è legge nello Stato italiano) e di anticoncezionali, creando un danno inestimabile nelle teste dei nostri ragazzi.

La notizia dell’approvazione in Manovra di un fondo di 10 milioni di euro per il sostegno psicologico nelle scuole nel 2025 non è per nulla buona. La proposta, voluta dal Partito Democratico, dimostra l’ignoranza dei compagni di Elly Schlein che con questa iniziativa – supportata dal Governo – stanno avallando la perversa abitudine di affidare ogni problema dell’aula al magico psicologo. Secondo questi illuminati politici basterebbe un servizio di sostegno psicologico, mirato a supportare studenti e studentesse nelle situazioni di difficoltà, per risolvere problemi di bullismo, di relazioni con i genitori, tra gli studenti, con i docenti e tanto altro ancora.

Da quando vivo da maestro tra i banchi ho visto una “psicologizzazione” dell’istruzione preoccupante. L’episodio più eclatante è di qualche anno fa, quando le mie colleghe chiamarono la psicologa perché un alunno masticava il chewing gum durante la lezione. Con queste parole non sto negando l’utilità della psicologia. Anzi. Credo profondamente nel fatto che ad avere gli strumenti necessari che offre la psicologia debbano essere coloro che hanno a che fare tutti i giorni con i bambini e i ragazzi. Oggi, invece, assistiamo all’utilizzo dello psicologo scolastico allo stesso modo di come si usa l’accensione della candela in chiesa quando all’evento di una malattia, di un momento di difficoltà ci si affida ai Santi.

Dovremmo avere tutti i docenti formati per avere oltre a competenze in matematica, italiano o informatica anche elementi di psicologia perché chi fa il nostro mestiere non sta dietro il vetro di uno sportello ma vive ore ed ore con delle persone favorendo (o almeno così dovrebbe essere) una crescita umana responsabile.

A mancare nella scuola in maniera strutturale sono, invece, i pedagogisti che restano figure adoperate spesso solo nei nidi o alle scuole dell’infanzia. Così come dovremmo iniziare ad avere la consulenza di psichiatri perché i problemi di salute mentale (sempre più numerosi) coinvolgono anche i più piccoli.

Andrebbe, inoltre chiarita una questione: gli psicologi dei consultori diocesani o scelgono di essere dei veri formatori e informatori o se ne stanno fuori dalla scuola. Ho avuto a che fare con psicologi assunti dalla Chiesa che hanno mostrato tutto il loro oscurantismo: obbedendo al loro datore di lavoro non hanno parlato di contraccettivi, di pillola e di tutte le altre modalità che vi sono per non avere figli o per prevenire malattie sessuali. Così non hanno accennato al tema dell’aborto, impedendo in questo modo a dei giovani di avere una conoscenza adeguata e libera.

 

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