Prof colpita da pistola ad aria compressa, per la procura non c’è reato

Chiesta l’archiviazione per 21 studenti. Il giudice dice che non c’è reato ma, ma ci possono essere anche altri profili di responsabilità.

Gli sviluppi della vicenda dalla docente di Rovigo che nel 2022 era stata oggetto di una pesante “bravata” da parte di alcuni studenti che l’avevano colpita con dei pallini di una pistola ad aria compressa, stanno facendo discutere (non poco) docenti e genitori.
Secondo quanto riporta il quotidiano Repubblica, la Procura dei Minori di Venezia avrebbe chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta nei confronti di 21 studenti perché “deridere in massa un’insegnante che in classe viene presa come bersaglio con una pistola ad aria compressa non è un fatto penalmente rilevante”.

Secondo quanto riporta Repubblica, ci sarebbero delle novità sulla vicenda. Infatti, la Procura dei Minori di Venezia ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta nei confronti di 21 studenti della scuola di Rovigo perché “deridere in massa un’insegnante che in classe viene presa come bersaglio con una pistola ad aria compressa non è un fatto penalmente rilevante”. 

In Procura resta in piedi il procedimento nei confronti degli autori materiali del fatto: il giovane che ha sparato e i coetanei che hanno ripreso la scena e fatto sparire la pistola ad aria compressa. Per tutti gli altri, però, nessuna implicazione di tipo giudiziario.

La docente coinvolta si è detta “delusa”, mentre nei social non mancano critiche anche forti nei confronti dei giudici, considerati troppo “buonisti”.

La questione, però, va analizzata anche in modo un po’ più “oggettivo”.
Il gesto degli studenti è stato gravissimo e non può certamente essere derubricato a una semplice “ragazzata” solo perché i giudici hanno deciso come sappiamo.
Ora, un punto va chiarito: che i giudici dicano che il fatto non sia penalmente rilevante non significa assolutamente che l’accaduto sia irrilevante sotto altri aspetti.
E gli altri aspetti sono davvero tanti.

Intanto c’è una questione “etica” di carattere generale e sulla quale non c’è neppure bisogno di soffermarsi troppo: è del tutto evidente che umiliare un’altra persona in quel modo (non importa se sia un insegnante o un compagno di classe) è un gesto riprovevole perché a nessuno di noi farebbe piacere essere oggetto di un simile trattamento.
Poi c’è una questione che potrebbe avere risvolti legali di non poco conto: il giudice ha detto che non c’è rilevanza penale ma nulla ha detto sugli aspetti civilistici; siamo davvero sicuri che gli studenti coinvolti non abbiano provocato un danno di qualche tipo alla docente?
Per esempio un danno psicologico o professionale?
Può essere, per esempio, che, dopo una esperienza del genere la docente non si senta più serena quanto entra in una classe di ragazzi “turbolenti” o che possa evitare di rimproverare uno studente nel timore di essere aggredita?
Ma ovviamente in un caso del genere ci sono sicuramente responsabilità di natura disciplinare e quindi alcuni commenti che abbiamo letto in queste ore nei social ci sembrano piuttosto fuori luogo: la decisione dei giudici veneti non è affatto un “via libera” a comportamenti analoghi; i giudici dicono che non c’è reato, non sostengono che quel comportamento sia corretto.
Non dimentichiamolo.

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La delusione della docente

La docente ha subito commentato la novità: “Immaginavo che sarebbe finita così. Per fortuna il ministro ha pensato di vietare i telefonini in classe. Magari in questo modo non accadrà più a nessun altro ciò che è accaduto a me”.

A intervenire con un post su X è stato anche il giornalista e docente di filosofia Nicola Tenerelli che ha scritto: “Per alleggerire la fatica della giustizia italiana, il governo da un lato e procure/tribunali dall’altro stanno dando messaggi pedagogicamente devastanti. Il paese ha una classe dirigente poco qualificata che reitera se st essa”.

Ma ce ne sono tanti altri di utenti che hanno voluto esprimere la propria opinione: “Fino a quando la magistratura produrrà simili bestiari non si potranno avere risultati. Certe determinazioni alimentano la violenza dando ai responsabili la certezza dell’impunità. Di non rilevante qui c’è solo l’intelletto di chi si esprime e non valuta. Vergogna”; “I genitori non possono colpire nel sedere i propri figli, la legge lo impedisce. Un maestro di scuola è una persona che vi dà la dritta nella vostra vita nel futuro. Il minimo GRAZIE lo merita. I genitori sono assenti e lo Stato non sa regolare questo problema”.

Un caso che ha fatto discutere

Il capo del dicastero di Viale Trastevere è intervenuto spesso commentando il grave fatto, annunciando, dopo l’accaduto, la decisione di assicurarare ai docenti aggrediti a scuola la difesa da parte dell’Avvocatura di Stato. La docente, a gennaio, qualche mese dopo i fatti, aveva deciso di denunciare l’intera classe.

Poi la promozione, con il nove in condotta, dei ragazzi che hanno sparato alla professoressa, o meglio di colui che ha commesso il fatto e del compagno che ha filmato il tutto, che fa ancora discutere.

Alla fine la questione si è conclusa con l’abbassamento dei voti in condotta per gli studenti, che sono stati comunque ammessi alla classe successiva.

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