Rinvio delle lezioni in presenza: appello di centinaia di dirigenti scolastici
A poche ore dalla ripresa delle lezioni e dalla imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge sulle nuove misure di contrasto al Covid 19 che, oltre a disporre particolari quarantene nelle classi con alunni contagiati, prevede la conferma della ripresa delle attività didattiche in presenza, irrompe una clamorosa iniziativa spontanea dei dirigenti scolastici che chiedono la sospensione delle lezioni in presenza per due settimane.
La riapertura delle scuole in presenza il 10 gennaio (addirittura domani in Emilia Romagna) è ingestibile, dicono tantissimi dirigenti scolastici di tutta Italia, considerato il numero dei positivi in aumento continuo, la decimazione del personale scolastico (con la non adeguata disponibilità di supplenti) e le condizioni di sicurezza impossibili da garantire. Riaprire sì, ma in didattica a distanza. Per almeno due settimane.
La lettera è partita stamani da alcuni dirigenti – prima firmataria Laura Biancato, dirigente scolastico ITET “Luigi Einaudi” di Bassano del Grappa (VI) – indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Draghi, al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ed ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome: “Noi dirigenti scolastici lanciamo un appello urgente per la ripresa delle lezioni a distanza per due settimane. Da due anni lavoriamo incessantemente per garantire un servizio scolastico gravemente provato dalla pandemia. Lo facciamo, insieme ai nostri collaboratori, alle segreterie, ai docenti, al personale ATA, spesso sopperendo alla mancanza delle più basilari condizioni strutturali e organizzative”. In poche ore è stata già sottoscritta da circa 900 dirigenti scolastici, diversi dei quali hanno scuole in reggenza (oltre l’11per cento del totale). E le adesioni continuano a fioccare.
Scrivono nella lettera: “A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi”.
Segue la spiegazione dei motivi concreti per i quali non si può aprire in presenza: “In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale ATA. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza e la vigilanza. Aggiungiamo, ma è cosa nota, che l’andamento del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi, e che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi. Sappiamo che il virus si trasmette per aerosol e che l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio. A differenza delle precedenti ondate, già prima della sospensione natalizia abbiamo assistito ad un’elevata incidenza di contagi all’interno delle classi (alunni e docenti, anche se vaccinati)”.
“Il protocollo di gestione dei casi grava sulle aziende sanitarie, che non riescono più a garantire rapidità per i tamponi, con conseguente prolungato isolamento degli studenti e del personale. Si tratta di una situazione epocale, mai sperimentata prima, rischiosa e ad oggi già prevedibile. Non è possibile non tenerne conto. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa. Lo vogliamo sostenere con forza, decisione e con la consapevolezza di chi è responsabile in prima persona della tutela della salute e della sicurezza di migliaia di persone”.
Centinaia e centinaia di firme si sono aggiunte in queste prime ore ed il numero continua a crescere. Un appello che il Governo non potrà non ascoltare. Se sono così tanti presidi – che rappresentano i sensori più diretti di quanto sta accadendo intorno alla scuola (in queste ore le loro caselle di posta elettronica sono subissate da mail di genitori con figli positivi (e non) che chiedono la dad e contemporaneamente da quelle del personale docente e non che comunica di non poter prendere servizio – a chiedere questa misura, sarà il caso di prenderli in considerazione, o no?