Scuola, il record di supplenti. Flop assunzioni: resta vuota una cattedra su due

di Gianna Fregonara, Il Corriere della sera

Ci sono 81 mila posti a tempo inderminato, secondo il ministero, soltanto il 50 per cento è stato coperto. Uil: oltre 200 mila supplenti. Allarme presidi: troppe reggenze

Non è stata sufficiente la prudenza del ministero dell’Istruzione e del Merito. Sapendo che ogni anno a settembre almeno la metà delle cattedre libere restano senza insegnante perché le graduatorie sono ormai vuote, sia quelle a esaurimento sia quelle dei concorsi, sugli 81 mila posti liberi, già a luglio il ministro Valditara aveva annunciato 51 mila assunzioni per settembre, lasciando così già da subito le altre trentamila per i supplenti. Il primo settembre i nuovi assunti prendono servizio, ma non saranno neppure 51 mila: se va bene, ha spiegato il direttore generale del ministero ai sindacati, i nuovi arrivati con il contratto a tempo indeterminato saranno quest’anno 40 mila. La metà delle cattedre non avrà il suo docente di ruolo. Si tratta di un dato in linea con quello che è successo gli anni scorsi: ogni settembre la metà o anche di più dei posti vuoti sarà assegnata ad un precario invece che a un insegnante a tempo indeterminato.

Il flop

L’esito di questo nuovo flop delle assunzioni – che ha dimensioni maggiori al Nord, ma ormai è normale anche al Sud – rischia di essere un nuovo record di precari. I supplenti, secondo le stime saranno ben più di duecentomila, con danno per i precari ma soprattutto per gli alunni ai quali non viene garantita la continuità didattica. Ecco il dettaglio: «In Lombardia nonostante le procedure di immissioni in ruolo, ci saranno oltre 25 mila posti da dare a supplenza. Sempre al Nord Italia segnaliamo la situazione del Piemonte e del Veneto, dove si partirà con circa 20 mila supplenti. Si tratta come sappiamo di un problema nazionale che non si limita al Nord Italia – ricorda il segretario Uil – nel Lazio i supplenti sono circa 12 mila, mentre al Sud prendendo come esempio Sicilia, Campania e Puglia, ci attestiamo rispettivamente a quota 13 mila, 11 mila e 10 mila».

La carica dei supplenti

I dati  non solo dimostrano la necessità di un intervento più radicale nelle politiche di accesso alla professione, peraltro richiesto dal Pnrr, ma anche promettono disagi per gli studenti. L’arrivo dei supplenti è diluito nel tempo, a volte anche fino a Natale, e in caso di graduatorie esaurite (anche quelle dei supplenti in alcune regioni) si dovrà ricorrere alle «mad», gli studenti universitari che si mettono a disposizione delle singole scuole.

I docenti di sostegno

Eppure quest’anno Valditara aveva confermato l’ingresso di un contingente di alcune migliaia di docenti di sostegno, che pur non avendo fatto il concorso, risultano comunque abilitati avendo seguito i corsi dei percorsi Tfa a loro dedicati. Per loro è previsto un canale di accesso speciale: sono assunti a settembre, faranno un esame a fine anno scolastico e, se lo passeranno, entreranno di ruolo definitivamente. Per gli altri docenti è atteso ormai da più di un anno un nuovo concorso che non è stato ancora bandito.

Un esercito di insegnanti per Caivano

Una scuola che pretende di funzionare con 200 mila supplenti, di cui più della metà sul sostegno agli alunni con disabilità, su un totale di poco più di un milione di addetti, non è certo nelle condizioni stabilità, continuità, qualità. Fare il necessario, come ha dichiarato la presidente Meloni, in questo caso non può essere rappresentato da una sperimentazione biennale per una manciata di scuole: serve un esercito, ma di insegnanti, stabili e adeguatamente retribuiti. Fare il necessario non è certo tagliare 900 istituzioni scolastiche, di cui oltre la metà al Sud e 161 solo in Campania. Infine, fare il necessario per quanto ci riguarda significa abbandonare la proposta di autonomia differenziata che rischia di spezzare il sistema nazionale di istruzione e aggravare le differenze territoriali e sociali nel Paese.

Allarme presidi

Intanto, in attesa di due nuovi concorsi per presidi, uno ordinario e uno rapido riservato ai bocciati del concorso del 2017, anche per i dirigenti scolastici si moltiplicano i buchi e le reggenze. In province medie come Brescia, superano il 20 per cento, nelle grandi città sono anche di più

 

 

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