Scuola, la Svezia dice addio alla tecnologia in aula: e l’Italia?

di Teresa Maddonni, Money.it

La Svezia vuole ridurre l’uso dei tablet a scuola perché andrebbero a ridurre il livello di apprendimento degli studenti. In Italia, intanto, si discute dei tre mesi di vacanza.

 

Limitare l’uso della tecnologia a scuola e vietare l’uso dei tablet in aula e di altri dispositivi elettronici per i bambini fino a sei anni: è quanto sta accadendo in Svezia dove si è acceso un dibattito sull’argomento. La decisione del governo svedese è stata annunciata dalla ministra dell’Istruzione Lotta Edholm che ha dichiarato la volontà di tornare a metodi tradizionali.

Ridurre l’utilizzo di tablet e computer a scuola sarebbe per la Svezia la risposta al calo di alfabetizzazione tra i bambini? E in Italia?

La tecnologia, come sappiamo, ormai è entrata a pieno titolo nelle aule anche nel nostro Paese; Lim, tablet e PC per aiutare gli studenti, specie coloro che hanno bisogni educativi speciali. Sulla questione non è intervenuto il governo se non per vietare l’utilizzo dei cellulari in aula.

In queste ore, però, c’è un altro dibattito in corso in Italia e che riguarda le vacanze estive che per le famiglie sarebbero troppo lunghe tanto che è stata lanciata una petizione per rimodulare il calendario scolastico.

Vediamo allora cosa sta succedendo in Svezia e quale dibattito, invece, si è aperto nel nostro Paese.

Scuola: la Svezia dice addio alla tecnologia in aula per il calo di alfabetizzazione

Un addio alla tecnologia a scuola almeno fino a sei anni e una riduzione generale nell’uso dei tablet come risposta al calo di alfabetizzazione in Svezia. Una scelta drastica laddove il livello di alfabetizzazione in Svezia è superiore alla media europea e tra i più alti al mondo. I dati però sembrano preoccupare il governo.

Un’indagine che viene condotta ogni cinque anni dall’Associazione internazionale per la valutazione del rendimento scolastico, infatti, ha evidenziato un calo nelle capacità dei bambini di quarta elementare rispetto ai livelli del 2016. Un calo che non è tuttavia imputabile esclusivamente all’uso delle tecnologie ed effetti negativi potrebbe averli causati anche la pandemia.

Il dibattito si è così acceso tra critici del governo e sostenitori della scelta fatta dal governo svedese. Alcuni studi sembrano incoraggiare la decisione della ministra dell’Istruzione anche se molti critici vedono nella decisione del governo una promozione di un certo conservatorismo estremo essendo l’attuale esecutivo svedese uno dei più a destra di sempre.

Venendo agli studi, secondo il Karolinska Institutet svedese “è scientificamente provato che gli strumenti digitali compromettano piuttosto che migliorare l’apprendimento degli studenti”. Un invito alla limitazione dell’utilizzo della tecnologia arriva anche dall’Oms.

Anche se in Italia non si è aperto un dibattito ufficiale sulla questione non è detto che non se ne discuta e che la tecnologia a scuola non preoccupi. Proprio a maggio scorso i ministri dell’Istruzione europea si sono riuniti a Bruxelles per discutere dell’uso privato di tablet e smartphone che andrebbero a inficiare l’apprendimento degli studenti insieme ai social network.

Come sempre nella storia tuttavia, i ministri hanno riscontrato come il primo fattore che incide sul livello di alfabetizzazione sia proprio quello socioeconomicoperché i figli delle famiglie povere sarebbero i più svantaggiati. In contesti di svantaggio socioeconomico, almeno nel nostro Paese, è più facile riscontrare episodi di abbandono scolastico.

Scuola: la Svezia dice addio alla tecnologia e in Italia si discute di vacanze estive

Mentre in Svezia si discute di tecnologia in Italia si apre il dibattito sulle vacanze estive e due mamme influencer, il duo Mammadim***a, lanciano la petizione“Ristudiamo il calendario! Un nuovo tempo scuola non è più rimandabile.”

Le mamme invitano a firmare per ripensare il calendario scolastico che lascerebbe troppe vacanze ai figli, tre mesi pieni.

“Il calendario scolastico era stato studiato per consentire ai bambini di aiutare i genitori nei campi – scrivono – va rimodulato. Siamo ancora fermi all’Ottocento e alla riforma agricola. Siamo il paese europeo con più giorni di frequenza scolastica ma siamo il Paese che chiude per più settimane consecutive la scuola.”

Le due mamme chiedono che la scuola resti aperta a giugno e a luglio – cosa che già avviene se si pensa ai corsi di recupero e agli esami – per evitare che vi sia una perdita di quanto si è appreso. Le due influencer evidenziano, inoltre, come tre mesi di vacanze estive finiscano per aumentare le diseguaglianze tra gli studenti.

“Questa chiusura prolungata accentua le differenze sociali: i figli delle classi agiate fanno viaggi di formazione, gli altri saranno parcheggiati a casa davanti la televisione o in strada. ”

E concludono:

“Il nostro è uno dei sistemi più stressanti del mondo, gli eccessivi carichi di lavoro concentrati nello stesso periodo di tempo, infatti, comportano effetti negativi non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere psicofisico.”

Intanto la petizione ha raggiunto già quasi 20mila firme.

Condividi questa storia, scegli tu dove!