Scuola, oltre il 10% degli istituti rischia di avere presidi reggenti: ecco perché
di Claudio Tucci il sole 24 ore
Dopo la sentenza del Tar Lazio si aspetta il verdetto del Consiglio di Stato
Nell’Italia dei ricorsi, ormai all’ordine del giorno, quando interessano la scuola fanno forse più notizia per gli effetti che questi contenziosi, e soprattutto le relative pronunce, rischiano di produrre “a cascata”. Specie se arrivano a due settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico. Parliamo della sospensione, in via cautelare, disposta a ridosso di Ferragosto dal Tar Lazio, della procedura che riguarda la nomina dei vincitori del concorso 2017 per diventare dirigenti scolastici.
Il concorso per dirigenti scolastici sospeso
Una tornata concorsuale a dir poco infelice, visto che è stata oggetto in questi anni di una serie di contenziosi, e solo grazie a una norma, che ha aperto all’ennesima sanatoria, si stava ora definendo. I giudici amministrativi riaprono di nuovo la vicenda e congelano l’assunzione di 519 dei 2.019 neo-dirigenti scolastici che avevano superato la selezione riservata.
Rischio di presidi reggenti per oltre il 10% delle scuole
Con un duplice effetto, negativo, su tutto il sistema scolastico. Il primo è che a settembre (se anche il Consiglio di Stato confermerà la decisione) il ministero dell’Istruzione e del merito dovrà nominare altrettanti dirigenti reggenti, che sommati ai 300 in qualche modo “fisiologici”, racconta al nostro giornale Antonello Giannelli, a capo dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, fanno salire a oltre 800 gli istituti da assegnare a un preside di un’altra scuola. In pratica, con il nuovo anno, più di una scuola su 10 rischia di non avere un dirigente dedicato con tutti i problemi che ciò comporta. Le situazioni più critiche in Lombardia, Veneto e Piemonte.
Stop al piano di dimensionamento amministrativo
Il secondo effetto, collegato al primo, ha aggiunto Giannelli, «è un brusco stop al piano di dimensionamento amministrativo della rete scolastica, che il governo Meloni sta portando avanti su impulso del Pnrr, che ha proprio l’obiettivo (che, peraltro, stava raggiungendo, ndr) di limitare il più possibile le reggenze per una migliore organizzazione scolastica». Prima di questa pronuncia, infatti, il governo aveva autorizzato ad assumere stabilmente 591 presidi. Lo stesso ministro Valditara ha stanziato 16,57 milioni quest’anno, 21,47 annui dal 2025 per far salire il numero di esoneri a livello nazionale a 676 unità, dai 397 precedentemente previsti (i presidi di scuole in reggenza hanno infatti la possibilità di chiedere all’Usr l’esonero dall’insegnamento di un docente, oppure il semiesonero di due docenti, per farsi aiutare). Ma anche questo stanziamento, ampliandosi le reggenze, rischia ora di essere insufficiente. La sospensione disposta dal Tar Lazio resterà in vigore almeno fino al 5 settembre, giorno in cui è fissata la camera di consiglio.
Critiche alle procedure concorsuali per i presidi
Ma è già tutti contro tutti: sul piede di guerra sono pure i docenti impegnati nel nuovo corso per presidi. Insomma, si rischiano nuovi contenziosi, e «si mina l’unità della categoria – ha chiosato Giannelli -. E poi, c’è una fondamentale riflessione di fondo che va fatta visto il ripetersi di queste situazioni. Le attuali procedure concorsuali sono del tutto fallimentari. Come per i docenti, anche per i presidi, servono strumenti nuovi, come la chiamata diretta e valutazioni psicoattitudinali e motivazionali, in linea con le migliori pratiche di recruiting. Prima ce ne rendiamo conto e correremo ai ripari e prima risolveremo questi problemi».