Scuola, troppi precari e discriminati: l’Italia deferita alla Corte di giustizia dell’Ue

da la Repubblica

adottato le norme necessarie per vietare l’abuso di contratti a tempo determinato e le differenze tra docenti rispetto alle condizioni di lavoro. Valditara: “Prendo atto, il sistema di reclutamento va rivisto”

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La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e alle condizioni di lavoro discriminatorie, secondo la direttiva del Consiglio 1999/70/CE.

Per Bruxelles l’Italia non ha adottato le norme necessarie per vietare la discriminazione in merito alle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato.

La Commissione ritiene infatti che la legislazione italiana che determina lo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non preveda una progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio. E questo costituisce una discriminazione rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione salariale.

Inoltre, contrariamente al diritto dell’Ue, l’Italia non ha adottato misure efficaci per impedire l’uso abusivo di contratti di lavoro a tempo determinato successivi di personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali. Ciò viola il diritto dell’Ue sul lavoro a tempo determinato.

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La replica di Valditara

“Prendo atto della decisione della Commissione europea. Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma Pnrr che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni. Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento”, dichiara il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

I precari nella scuola

I precari della scuola sono circa 250mila quest’anno secondo fonti sindacali. Numeri gonfiati per il ministro Valditara che parla invece di 160mila docenti a tempo.

A livello statale sono circa sedici bandi di concorso in atto o in procinto di partire. Nove di questi sono dedicati ai docenti, due ai dirigenti scolastici, due ai dirigenti amministrativi, tre agli amministrativi (Ata). Ancora da sistemare ci sono precari per i concorsi 2016, 2018 e 2020, e gli idonei del 2023-2024.

I risarcimenti per i precari

Nel 2016 la Cassazione ha stabilito che i precari storici hanno diritto a un risarcimento variabile tra 2 e 12 mensilità, in base agli anni di precariato. Qualche giorno fa, col decreto salva-infrazioni del 4 settembre, il governo ha stabilito che il risarcimento aumenti da 4 a 24 mensilità. Se si contano solo quelli storici, le casse dello stato rischiano di dovere sborsare oltre mezzo miliardo di euro sono di risarcimenti.

La procedura contro l’Italia

La Commissione ha avviato la procedura di infrazione con l’invio di una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da un’ulteriore lettera di costituzione in mora nel dicembre 2020 e da un parere motivato nell’aprile 2023. La decisione di oggi di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea dà seguito alle censure formulate nel parere motivato, poiché la risposta dell’Italia non ha risolto in misura sufficiente le preoccupazioni della Commissione, lasciando aperte un’ulteriore valutazione e possibili azioni future rispetto alla mancanza di misure efficaci per sanzionare e compensare l’abuso dei contratti a tempo determinato e la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato in altri ambiti del settore pubblico.

Dal Pd: “Siamo preoccupati”

“Purtroppo non ci sorprende, ma ci rammarica il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea sul precariato a scuola – dice Simona Malpezzi del Pd – Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Adesso ci aspettiamo che il governo, dopo gli annunci roboanti del Ministro Valditara sui social, ci dica come pensa di procedere. La prima soluzione gliela suggeriamo noi: utilizzi il veicolo del nuovo decreto salva infrazioni. E approfittiamo anche per un consiglio: meno spot su ordine e disciplina e più provvedimenti utili al funzionamento delle scuole”. E Irene Manzi, sempre dai dem, aggiunge: “Siamo molto preoccupati, Valditara che intende fare?”.

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