Sostegno, docenti penalizzati dal Decreto Sostegni bis?
Gli emendamenti approvati per la scuola al Decreto Sostegni bis lasciano scontenti tanti precari, primi fra tutti i docenti di sostegno. La svolta tanto attesa non si è verificata. Cerchiamo di capirne il perché.
Mobilità per i docenti di sostegno
Un docente può essere sottoposto al vincolo temporale nella scuola in cui è stato assunto in ruolo e/o al vincolo temporale sul sostegno. Il Decreto Sostegni bis si occupa soltanto del vincolo sulla scuola di immissione in ruolo, non apportando nessuna variazione al vincolo sul sostegno.
In particolare, il suddetto Decreto riduce il vincolo sulla scuola di titolarità da cinque a tre anni, o da quattro a due anni. L’art. 58 comma 2 – lettera f recita:
f) al comma 3 dell’articolo 399 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, le parole: “cinque anni scolastici” sono sostituite dalle parole: “tre anni scolastici” e al comma 3 dell’articolo 13 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, le parole: “quattro anni” sono sostituite dalle parole: “due anni”.
I docenti entrati in ruolo sul sostegno, o che hanno ottenuto il passaggio da posto comune a sostegno, hanno l’obbligo di permanenza su questa tipologia di posto per cinque anni dal momento in cui avviene l’assunzione in ruolo o il suddetto passaggio.
Questo vincolo permane anche in casi di mobilità territoriale: un docente di sostegno può chiedere trasferimento o assegnazione in un’altra scuola diversa da quella in cui stato assunto, ma per cinque anni sarà sempre vincolato.
Docenti di sostegno esclusi da stabilizzazione
In base al Decreto Sostegni bis, per i docenti che hanno svolto servizio solamente sul sostegno non è possibile accedere al percorso straordinario di stabilizzazione.
Questo è un duro colpo per tantissimi docenti che hanno maturato tanti anni di servizio interamente sul sostegno, ma che non hanno conseguito un titolo di specializzazione. In maniera inversa, gli aspiranti candidati in possesso del titolo hanno il diritto di assunzione, pur non avendo mai insegnato, pur non avendo nessuna esperienza e pur conseguendo il titolo di specializzazione in Italia o all’estero.
Questa situazione scatena malcontento tra i precari e nello stesso tempo una rincorsa al titolo. In questi ultimi tempi cresce il numero di enti di formazione all’estero che garantiscono il conseguimento del titolo sul sostegno necessario per la stabilizzazione.
Insufficienza dei percorsi di formazione
Tale situazione, non risolta ma anzi esasperata dalle decisioni del Governo, è causa della mancanza di sufficienti percorsi di formazione. In molte regioni, come Piemonte, Lombardia, in cui soprattutto il bisogno di insegnanti di sostegno è più massiccio, l’offerta formativa è inadeguata. Il VI ciclo TFA per esempio mette a bando un numero di posti insufficienti rispetto alla richiesta.
I docenti di sostegno precari rivendicano già da tempo il diritto alla formazione organizzata dal Ministero e la relativa stabilizzazione. Ma tutto tace dall’alto. E la scuola continua ad essere sorretta anche grazie all’apporto di docenti precari non specializzati ma con tanta esperienza sulle spalle.