Specializzazione e abilitazione all’estero: il Ministero tarda il riconoscimento

Il Ministero ritarda a riconoscere il titolo agli abilitati e specializzati all’estero, impedendo loro di portare avanti la carriera lavorativa.

Non si spegne la questione legata all’abilitazione e alla specializzazione sul sostegno all’estero, che si arricchisce di nuove sfumature. Qualche giorno fa avevamo riferito che il Ministero aveva iniziato la procedura del riconoscimento del titolo ad una docente specializzata in Spagna che aveva ottenuto una sentenza favorevole. Ma a quanto pare, non è così per tutti. Il Fatto Quotidiano riporta il commento di Giuseppe D’Aprile (UIL scuola) che spiega perché questi insegnanti potrebbero restare senza cattedra il prossimo anno scolastico.

Riconoscimento titolo estero: il ritardo avrà conseguenze?

Il ritardo accumulato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito sul riconoscimento dei titoli esteri di abilitazione e specializzazione su sostegno, farà decadere la possibilità per questi insegnanti di avere una cattedra il prossimo anno scolastico? Secondo D’Aprile il rischio è concreto. Nel commentare la questione, il segretario generale della UIL scuola RUA spiega che il Ministero ha previsto che ‘i docenti in attesa del riconoscimento del titolo estero siano posizionati in coda alle graduatorie rispetto a chi lo ha conseguito in Italia o lo conseguirà entro giugno 2023 (Decreto Legge 44/2023).

Ma per evitare ricadute sulla continuità didattica e sui precari, è necessario che le istanze (oltre 13mila) siano evase entro l’inizio del prossimo anno scolastico. “Per noi – continua D’Aprile– l’elemento di rivendicazione principale resta quello dell’accesso al sistema per l’acquisizione dei titoli universitari necessari all’insegnamento. Va eliminato il numero chiuso delle università che specializzano sul sostegno tenuto conto che circa l’85% dei titoli esteri riguarda l’insegnamento agli alunni con disabilità”.

Pacifico: ‘significa nuovi contenziosi’

L’adunanza del Consiglio di Stato si è espressa chiaramente, ma il ministero fa finta di nulla. Marcello Pacifico, presidente Anief, spiega che da gennaio ad oggi sono state presentate oltre mille ordinanze, senza risposta. “Son tutte persone cui è impedito di fare un regolare contratto con la scuola e rischiano di finire a fare i supplenti“- afferma il leader di Anief. “Tutto ciò portare inevitabilmente a nuovi contenziosi tra Stato e precari“.

 

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