Specializzazione sul sostegno: il decreto scuola affronta la questione, ma il problema è molto complesso

 

I dati che Istat e Ministero dell’Istruzione del Merito forniscono in fatto di sostegno agli alunni con disabilità sono particolarmente importanti. La situazione è difficile e viene ribadita anche nella relazione illustrativa del decreto legge 71.
“Il settore del sostegno didattico – si legge nel documento – fatica da anni ad assicurare la necessaria copertura del crescente fabbisogno di docenti specializzati, tanto che, in alcuni territori, per coprire tutti i posti di sostegno ‘in deroga’, ai fini della costituzione dell’organico necessario a garantire l’avvio dell’anno scolastico, si è costretti a ricorrere anche a supplenti privi del diploma di specializzazione”.
Nell’anno scolastico 2022/2023 si è registrato nelle scuole di ogni ordine e grado un numero complessivo di circa 338mila alunni con disabilità a fronte di circa 228mila docenti di sostegno. “Attualmente – prosegue la relazione – dai dati in possesso del Ministero dell’istruzione e del merito, nel sistema scolastico, si rilevano oltre 85 mila docenti privi di specializzazione sul sostegno. Ciò significa che vi sono oltre 136 mila alunni che non hanno la possibilità di essere seguiti da docenti specializzati sul sostegno”.

La relazione entra anche nel dettaglio e mette in evidenza come la situazione sia molto diversificata a livello territoriale.
Per esempio per quanto riguarda la scuola primaria nelle regioni del nord i docenti specializzati sono complessivamente 10.779 mentre i non specializzati sono più del doppio e precisamente 26.215.
Nelle tre regioni del sud di Calabria, Campania e Sicilia i dati sono di tutt’altro tenore: 18.858 specializzati e 2.604 non specializzati.
Nelle altre regioni gli specializzati sono poco più di 18mila, i non specializzati poco più di 14.600.
Per la secondaria di primo grado c’è un dato drammatico: in Campania, Calabria e Sicilia i non specializzati sono 700 circa mentre gli specializzati sfiorano le 14mila unità; ma nelle stesse tre regioni l’offerta dei TFA universitari arriva a 12.200 posti.

E c’è un altro dato impressionante: con i concorsi in atto non sarà in ogni caso possibile coprire i posti di sostegno disponibili proprio per la mancanza di insegnanti con il titolo di specializzazione.
Il Ministero fornisce anche un numero: saranno comunque più di 12mila i posti che rimarranno liberi.
La situazione è particolarmente difficile in Lombardia dove rimarranno liberi 4mila posti di sostegno nella primaria e poco meno di 1.700 nella secondaria di primo grado; in Piemonte ne rimarranno vacanti poco più di 2mila fra infanzia (200), primaria (1.300) e secondaria di primo grado (600); 1.800 posti liberi anche in Veneto (400 alla primaria) e 1.400 alla secondaria di primo grado.

Per essere chiari, anche se un po’ ripetitivi, diciamo che stiamo parlando di cattedre di sostegno che non potranno in ogni caso essere coperte in quanto non ci sono proprio docenti con il titolo di specializzazione che stiano partecipando ai concorsi.

Tutto questo spiega le ragioni per cui il Governo ha deciso di consentire anche all’Indire di realizzare i corsi per il conseguimento del titolo di specializzazione: l’idea è quella di creare un percorso parallelo, facilitato, rispetto a quello universitario.
Allo stato attuale, però, non è ancora chiaro se questa misura possa davvero servire a risolvere un nodo che è molto complesso e di difficile soluzione anche per un altro motivo.
La formazione dei docenti specializzati necessita di interventi continui e costanti perché si tratta anche di tenere conto del numero di docenti di sostegno che ogni anno lasciano il lavoro per la pensione o passano dal posto di sostegno al posto comune.

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